marilena bambinuto

Cantina Bambinuto, la “Regina” del Greco di Tufo

Nasce prima l’uovo o la gallina? Nel caso di Marilena Bambinuto bisognerebbe chiedersi se il titolo di Regina del greco di Tufo sia attribuibile a lei o alla cantina fondata da papà Raffaele: per par condicio diremo entrambe. La storia è una di quelle già sentite nel mondo vitivinicolo; Raffaele decide di lavorare i terreni ricevuti in eredità e, con grandi sforzi economici, inizia subito ad imbottigliare evitando la canonica trafila del conferimento uve ad altri produttori o della vendita diretta di vino sfuso. La scelta si rivela piuttosto saggia e non certo frutto di casualità. Santa Paolina è una zona irpina particolarmente vocata per questa antica varietà, le sue colline salgono a mo’ di ventaglio su versanti contrapposti nei quali terreni e pendenze subiscono una forte differenziazione. La vigna destinata alla versione d’annata cresce su terreni in prevalenza argillosi ad altitudini di 450 metri slm, quella per il Cru Picoli, dal nome della omonima contrada, giace a oltre 600 metri con una vena calcarea che dona ai vini eleganza minerale.

Completano il quadro gli appezzamenti di Monteaperto per l’Aglianico, passione di famiglia, vinificato in acciaio come il resto dei prodotti. Marilena vuole la massima integrità aromatica senza interferenza di contenitori differenti dall’inox e senza uso di fermentazioni malolattiche. I suoi vini rappresentano l’emblema della rivincita delle annate senza modelli copia e incolla identici tra vendemmie diverse. Ecosostenibilità e stazioni meteorologiche per limitare al minimo l’utilizzo dei trattamenti, nel rispetto dell’ambiente circostante e della salute di chi ci vive, sono questioni che hanno toccato nel vivo la sensibilità dei Bambinuto.

Prima di passare alla straordinaria degustazione per 20Italie, lasciamo la parola alla vigneron Marilena, inseritasi in azienda nel lontano 2009. Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, nel 2013 arriva l’anno delle scelte difficili e della giusta quadra, rendendo protagonista quasi esclusivamente il Greco di Tufo (con 5 dei suoi 7 ettari complessivi) ed eliminando altre varietà coltivate tranne per la Falanghina ed Aglianico. Infine, la scelta altrettanto coraggiosa di affidarsi a Vincenzo Mercurio enologo illuminato dalla visione moderna e rivoluzionaria, che sa domare alcune irrequietezze di queste terre seguendo la via dell’eleganza sopra ogni cosa. Fare vino è semplice, se lo si sa fare bene. La produzione prevede anche un passito, un originale distillato di mela cotogna e vino Greco di Tufo, un Brandy sempre di Greco di Tufo ed un delizioso Aglianico chinato, oltre a cioccolata, sapone e gelatine, frutto dell’inventiva vulcanica della produttrice.

Iniziamo gli assaggi con due rapidi accenni alla promettente 2021 ancora in vasca di acciaio, ponendo l’attenzione sulla Falanghina, agrumatissima e salina, fuori dagli schemi tradizionali. Contrastanti invece le due espressioni del Greco di Tufo: quello base panciuto e piacione su note di frutta a polpa bianca; il Picoli deciso e teso con richiami salmastri. Che la verticale abbia dunque inizio:

  • Greco di Tufo Docg 2019: assaggio in anteprima, evidenzia polpa, struttura e succo con una lieve mordenza sul finale di bocca. Sbuffi balsamici a ravvivarne il gusto persistente
  • Greco di Tufo Docg 2018: straordinariamente tipico e territoriale. Ricordi sulfurei e terragni, con richiami di camomilla e scia minerale poderosa. Da manuale.
  • Greco di Tufo Docg 2016: il migliore di giornata. Idrocarburo teutonico allo stato puro. Sta facendo una gara a parte.
  • Greco di Tufo Docg 2015: naso ancora contratto, si rivela al sorso in fase discendente su frutta secca e scorze di cedro. Soffre gli stress delle piante subiti nella faticosa 2014.
  • Greco di Tufo Docg 2014: ci ha colpiti. Ancora dotato di freschezza, con tocchi di spezie bianche ed un ricordo di pietra marina. Non ha la lunghezza di altre vintage, ma potevamo chiederla ad una annata fredda e umida come questa, nella quale si decise persino di non produrre il Picoli?

Cinque annate, cinque caratteri diversi, un unico comune denominatore: il Greco di Tufo della regina Marilena Bambinuto.